Secondo l’ONU, un terzo delle emissioni di gas serra deriva dai processi di produzione, confezionamento e distribuzione dei prodotti alimentari; tali processi, sempre secondo le Nazioni Unite, sarebbero responsabili fino all’80% della perdita di biodiversità globale.
Allo scopo di ridurre l’impatto ambientale di ciascuno, l’ONU incoraggia i consumatori a fare un maggior uso di alimenti vegetali coltivati localmente: hanno un impatto minore rispetto alla produzione di carne, richiedono un trasporto più breve e, di conseguenza, emettono meno carbonio rispetto ai prodotti importati.
Con l’obiettivo di sondare le opinioni dei cittadini sul tema, YouGov ha condotto una ricerca indagando sulle preferenze di acquisto dei consumatori. Dai risultati è emerso che, in media, tre consumatori globali su cinque affermano di preferire l’acquisto di alimenti locali (60%).
Dei 18 mercati principali presi in esame, i consumatori italiani sono i più soddisfatti dei propri prodotti locali (freschi e surgelati): poco meno di tre quarti del campione, infatti, preferisce acquistare alimenti prodotti nel proprio Paese (74%), mentre solo il 5% si dichiara in disaccordo con questa affermazione e circa 2 consumatori su 10 si esprimono neutrali a riguardo (21%).
Nel mercato europeo, invece, i consumatori che preferiscono i prodotti dell’agricoltura e dell’acquacoltura locali sono principalmente in Svezia (71%), Francia (67%) e Spagna (67%); i meno propensi ad acquistare alimenti di origine locale sono i consumatori di Danimarca (57%) e Gran Bretagna (54%), anche se la maggioranza di essi continua a preferirli rispetto ai prodotti importati.
Il Canada è l’unico mercato delle Americhe preso in esame in cui i consumatori che preferiscono gli alimenti locali (65%) sono al di sopra della media globale (60%); una percentuale minore di consumatori in Messico (59%) e negli Stati Uniti (56%) ha dichiarato lo stesso.
Per quanto riguarda il mercato della regione APAC, i consumatori più propensi a preferire alimenti prodotti nel proprio Paese si trovano in India (70%), Australia (69%) e Indonesia (64%); nel frattempo, i consumatori di Singapore (34%) e Hong Kong (30%), città che importano la maggior parte degli alimenti dai mercati vicini, sono i meno propensi a dichiarare di preferire l’acquisto di prodotti locali.
Il sondaggio ha poi indagato su un’altra importante tematica partendo da questa domanda: l’atteggiamento nei confronti del cambiamento climatico influisce sulle preferenze di acquisto dei consumatori?
Nella maggior parte dei mercati, i consumatori che esprimono preoccupazione per il cambiamento climatico sono più propensi a preferire alimenti locali (freschi e surgelati) rispetto a coloro che non si dichiarano preoccupati. Questa tendenza è più pronunciata in Indonesia, dove i consumatori che si preoccupano della crisi climatica hanno il 23% di probabilità in più rispetto a quelli che non lo fanno di preferire l’acquisto di alimenti locali, seguiti da Francia (+19%) e Germania (+18%).
D’altro canto, questa tendenza si inverte in tre mercati: gli Stati Uniti, dove i consumatori che si preoccupano del cambiamento climatico hanno il 17% di probabilità in meno rispetto a quelli che non lo fanno di preferire l’acquisto di cibo
locale, così come Singapore (-5%) ed Emirati Arabi Uniti (-2%).
In sintesi, la preferenza per l’acquisto di alimenti locali è superiore del +10% tra i consumatori preoccupati per l’attuale situazione climatica rispetto a quelli che non lo sono:
- la maggior parte dei mercati europei (Danimarca, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia), ad eccezione di UK (+8%), Polonia (+6%) ed Emirati Arabi Uniti (-2%);
- la maggior parte dei mercati delle Americhe (Canada, Messico), ad eccezione degli USA (-17%);
- alcuni mercati APAC (Australia, India, Indonesia), esclusi Hong Kong (8%), Cina continentale (2%) e Singapore (-5%).