In Italia la filiera del Food&Beverage ha retto bene l’impatto del Covid (+0,8% nel 2020 sul 2019) rispetto al crollo dell’intera economia (-8,9%) e si prepara a vivere un 2022 sotto i migliori auspici: le attese per l’anno in corso parlano di un’ulteriore crescita del mercato (+6,3% rispetto al periodo pre-Covid), con tutti i comparti in attivo, contro una crescita media nazionale stimata a +3,7%. Sono alcuni dei risultati contenuti nella ricerca “Tendenze e prospettive del mercato del Food&Beverage”, realizzata da Cerved Marketing Intelligence.
<<La valorizzazione del made in Italy porterà benefici all’intera filiera – commenta Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved – infatti, la centralità di salute e benessere, l’interesse per l’italianità dei prodotti, la ricerca della qualità, l’attenzione dei consumatori alla sostenibilità favoriscono la nostra industria del F&B, per cui si apre un’ottima stagione>>. Prospettive rosee in un settore atteso in forte trasformazione, anche per l’impatto del processo di transizione verso un’economia a zero emissione e per il forte rincaro delle materie prime.
Se questi temi sono sviluppabili anche nell’ambito del reparto freddo, per le aziende che operano in questo comparto non mancano le sfide, in primis quella degli investimenti, che richiedono una buona solidità finanziaria. <<Secondo una nostra analisi – prosegue Mignanelli – sono circa 14.000 le società della filiera che dovranno effettuare investimenti rilevanti per riconvertire i processi produttivi in linea con gli obiettivi europei, ben il 18% delle società di capitale della filiera contro l’8,4% calcolato sul totale Italia. Di queste, oltre 9.000, soprattutto PMI, potrebbero uscire dal mercato perché non hanno i fondamentali necessari a sostenere gli investimenti necessari per la transizione. Di contro, le altre 5.000 hanno una situazione finanziaria che permette loro di finanziare investimenti fino a 1,2 miliardi di euro, in grado di accelerare la trasformazione di tutta la filiera>>.
In base alla ricerca, queste tendenze aprirebbero una nuova stagione di aggregazioni aziendali, consolidando il mercato e portando a realtà più grandi in grado di competere meglio sui mercati internazionali. Questo fenomeno si è già presentato nell’industria del surgelato negli ultimi anni. <<Già nel 2021 – sottolinea Mignanelli – vi sono state molte operazioni, secondo una nostra analisi sui dati di bilancio esistono 400 PMI, moltissime a conduzione familiare, con fondamentali eccellenti che potrebbero entrare nel mirino di investitori istituzionali>>.
Tornando alla crescita attesa nel 2022, a trainare lo sviluppo del settore sarà soprattutto la prima trasformazione (+14,6% tra 2022 e 2019). Tra i canali di vendita, si prevede un ulteriore consolidamento della grande distribuzione alimentare (+4,7% sul 2019 e un fatturato aggregato vicino ai 100 miliardi di euro), che vede però i discount guadagnare terreno (+19,8% nel triennio 2022-2019), e un vero exploit dell’e-commerce, che triplicherà il valore di mercato.
Le difficoltà vissute dal mondo della ristorazione non sono ancora alle spalle: la ripresa c’è ed è evidente, ma ancora non permetterà di recuperare i livelli pre-Covid (-3,5% nel 2022 sul 2019).
Quanto ai prezzi, dopo anni di inflazione zero, essi tornano a essere una variabile strategica per le imprese alimentari: la forte crescita dei costi dell’energia, dei trasporti e delle materie prime alimentari a cui stiamo assistendo da alcuni mesi hanno già avuto impatti significativi per il portafoglio del consumatore e potrebbero ulteriormente aumentare nel corso dell’anno, con possibili tensioni sui margini.