La tendenza principale di oggi è quella di sostituire gli imballaggi in plastica di origine fossile con materiali biocompatibili, in particolare con la carta e il cartone. Questi materiali dovrebbero soddisfare le prestazioni necessarie per garantire la conservazione degli alimenti, oltre a offrire valide alternative di fine vita, come la riciclabilità e la biodegradabilità.
Alla base di tale tendenza vi sono sia i regolamenti, come la direttiva sui prodotti di plastica monouso dell’UE, sia i consumatori che sono molto più consapevoli dei problemi ambientali rispetto al passato e ricercano imballaggi sostenibili. In questo contesto, i materiali cellulosici offrono una soluzione ideale, come dimostrato dal progetto SHERPACK, che ha ricevuto finanziamenti da Bioindustrie, un partenariato pubblico-privato tra l’UE e l’industria, ha sviluppato un imballaggio in carta flessibile per alimenti. I diversi strati di questo nuovo materiale svolgono, da un lato, la funzione di barriera e di sigillatura e, dall’altro, offrono una maggiore rigidità diminuendo al contempo il peso complessivo.
Questa svolta è stata raggiunta ricorrendo a tre tecnologie innovative brevettate. Innanzitutto, la laminazione a umido di uno strato di cellulosa microfibrillata (MFC, microfibrillated cellulose) sui substrati di carta ha dimostrato di essere una barriera eccellente per il grasso, l’ossigeno e i contaminanti. Il rivestimento costituito da un biopolimero appositamente sviluppato ha inoltre creato una barriera contro l’acqua e il vapore acqueo: mentre le prestazioni della barriera contro l’acqua liquida sono risultate buone, occorre invece apportare miglioramenti alla barriera contro il vapore acqueo. Infine, la stampa serigrafica di una griglia di amido con un design specifico ha contribuito a migliorare la rigidità e la presa.
Sebbene la barriera contro il vapore acqueo necessiti ancora di interventi, le altre prestazioni sono eccezionali.
“Il materiale che abbiamo sviluppato è biocompatibile, riciclabile e biodegradabile – spiega Caroline Locre, coordinatrice del progetto Sherpack – e non contiene alluminio o materie plastiche di origine fossile”.
Lo sviluppo del prodotto è stato portato avanti fino alla scala pilota limitata, dato che si trattava di un progetto di ricerca e innovazione; ma è in corso un ulteriore lavoro per industrializzare le diverse tecnologie sviluppate. Inoltre, è stata installata una piccola macchina pilota per la laminazione a umido della cellulosa microfibrillata presso il Centre Technique du Papier. Tale macchina è attualmente utilizzata nell’ambito di un altro progetto delle Bioindustrie chiamato Celluwiz, che si propone di continuare lo sviluppo della tecnologia per produrre piccole bobine di carta e cartone ricoperte di cellulosa microfibrillata.